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EPIDEMIOLOGIA
Il carcinoma del rene rappresenta
circa il 2-3% delle neoplasie dell'adulto e risulta,
come frequenza, la terza neoplasia genitourinaria
dopo il tumore della prostata e della vescica. Interessa
preferenzialmente il sesso maschile con un rapporto
di 2:1. Sebbene esista una forma tumorale di interesse
pediatrico, il tumore del rene si verifica tipicamente
in età adulta con un picco di incidenza tra
la V e la VII decade di vita.
L'incidenza del carcinoma del rene è significativamente
aumentata negli ultimi due decenni nei paesi occidentali.
L'Italia (link figura 3) è fra le nazioni con
maggior incidenza di tale neoplasia. Nel 2000 si sono
verificati 5.670 nuovi casi di carcinoma renale e
3.194 decessi per tale patologia.
Negli ultimi decenni l'incidenza del carcinoma renale
è andata progressivamente aumentando soprattutto
nelle aree geografiche a maggior sviluppo economico
quali il Nord America e l'Europa occidentale. L'incidenza
più bassa è stata riportata in India,
Cina, Giappone, America Centrale e del Sud. I possibili
fattori di rischio sono il fumo di sigaretta, l'obesità,
l'esposizione ad asbesto, ai solventi chimici ed il
trattamento dialitico cronico, nonché alcune
malattie geneticamente determinate. Circa il 2% dei
carcinomi del rene sono ereditari; le due forme principali
sono il carcinoma a cellule chiare correlato alla
malattia di Von Hippel Lindau (cromosoma 3, suscettibilità
a sviluppare tumori del surrene, del rene, emangioblastomi
cerebellari e spinali, angiomi retinici, cisti renali,
pancreatiche e dell'epididimo) ed il carcinoma papillare
ereditario (cromosoma 7). I tumori renali ereditari
si caratterizzano per l'insorgenza in età giovane,
per la multifocalità e bilateralità
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Secondo i dati forniti dal
SEER (Surveillance, Epidemiology and End Results Program
of the National Cancer Institute), la fonte di informazione
più autorevole sull'epidemiologia dei tumori
negli Stati Uniti, l'incidenza del carcinoma renale
è aumentata di più del 40% (circa il
2% annuo) a partire dal 1973 fino al 1994, con una
successiva stabilizzazione, mentre la mortalità
si è mantenuta pressoché costante.
SINTOMI, SEGNI e DIAGNOSI
L'aumento di incidenza del carcinoma renale è
parzialmente correlato all'impiego sempre più
diffuso della diagnostica radiologica, soprattutto
ecografica, che ha determinato un netto incremento
dei tumori incidentali (asintomatici). Essi costituiscono
oggi dal 40 al 60% di tutti i nuovi casi di tumore
renale.
Il rene si trova in un ambiente particolarmente protetto,
ed il suo contatto con l'esterno è attraverso
il suo principale prodotto, l'urina. Non ci si può
aspettare che il tumore renale si manifesti con dolore
a meno che il tumore non invada le zone circostanti
od ostruisca il deflusso dell'urina a causa di emorragie
con successiva formazione di coaguli. Pertanto, non
è sorprendente che i sintomi e segni di presentazione
siano spesso dovuti all'invasione locale o alle metastasi
a distanza. La classica triade di dolore, ematuria
e tumefazione del fianco è presente oggigiorno
solamente in un 10% circa dei pazienti ed implica
in genere uno stadio di malattia già avanzato.
Il reperto più frequente, accanto alla possibilità
di una diagnosi incidentale, è l'ematuria macroscopica.
La perdita di peso, la febbre, la sudorazione notturna
e l'improvvisa comparsa di varicocele nel maschio
non sono reperti rari. L'interessamento della vena
cava può essere sospettato in presenza di edemi
declivi, reticoli venosi superficiali, varicocele
di recente insorgenza. Il carcinoma renale è
associato ad un ampio spettro di sindromi paraneoplastiche
che includono l'eritrocitosi, l'ipercalcemia ed alterazioni
della funzionalità epatica non dovute a metastasi.
Il carcinoma renale è la causa più frequente
di eritrocitosi paraneoplastica che è presente
in circa il 3-10% dei pazienti con tale tipo di neoplasia.
Come già detto in precedenza, oggigiorno accade
che quasi la metà dei tumori renali vengano
diagnosticati incidentalmente, ossia in assenza di
qualsiasi disturbo che possa far pensare ad una neoplasia
del rene (16-18). La frequenza con la quale si riscontrano
occasionalmente tumori renali in corso di ecografia
o TC è di circa lo 0,5%. I tumori renali scoperti
incidentalmente rispetto a quelli sintomatici tendono
ad avere una prognosi migliore essendo di dimensioni
più piccole e di basso stadio.
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L'ecografia presenta un'elevata
accuratezza nella caratterizzazione delle masse renali,
con il principale vantaggio di discriminare una massa
cistica da una solida. Il riscontro di una massa cistica
è frequente, essendo presente in circa il 50%
dei soggetti con età superiore ai 50 anni.
La tipizzazione delle lesioni cistiche comporta la
definizione della parete, del contenuto, la ricerca
di calcificazioni, di sepimenti interni e di vegetazioni.
L'ecografia è in grado di caratterizzare anche
alcune neoformazioni solide, quali gli angiomiolipomi
(link figura 10,11,12), lesioni benigne che per il
loro contenuto adiposo si presentano francamente iperecogeni.
L'ecografia è una metodica dipendente dall'operatore
e la sua accuratezza può essere inficiata dall'habitus
del paziente e da una scarsa preparazione intestinale.
La
Tomografia Computerizzata presenta anch'essa un'accuratezza
molto elevata nello studio delle masse renali (80-88%)
con una sensibilità, soprattutto per le lesioni
di piccole dimensioni (<3 cm), superiore all'ecografia.
Mediante la TC le lesioni cistiche possono essere
classificate come benigne in presenza di un contorno
regolare e di un contenuto omogeneo ed in assenza
di calcificazioni, setti ed enhancement con il mezzo
di contrasto. La distinzione fra cisti complicate
ed il carcinoma cistico non è tuttavia sempre
agevole. Difficoltosa è anche la caratterizzazione
di lesioni solide di piccole dimensioni, che istologicamente
possono rivelarsi oncocitomi o adenomi. L'oncocitoma
è un tumore benigno che rappresenta circa il
3-4% dei tumori renali. Esso si caratterizza come
una lesione rotondeggiante, omogenea, con contorni
regolari e può presentare una caratteristica
cicatrice centrale di aspetto stellato; all'angiografia
si può osservare una vascolarizzazione a ruota
di carro. Come per tutte le lesioni solide la diagnosi
di certezza è comunque istologica. Un discorso
analogo vale per l'adenoma che non presenta caratteristiche
ultrasonografiche o TC specifiche e la cui differenziazione
da un adenocarcinoma ben differenziato, risulta ardua
anche a livello istologico. Le dimensioni contenute
(< 2,5 cm) non costituiscono una caratteristica
sicuramente distintiva dell'adenoma, essendo descritte
metastasi anche per neoformazioni di piccole dimensioni.
Altre patologie che rientrano nella diagnosi differenziale
nei confronti del carcinoma renale sono costituite
dal linfoma, dalle metastasi di altri tumori (mammella,
polmone, colonretto, utero, ovaio, melanoma), da un'invasione
da parte di un tumore transizionale dell'alta via
escretrice, dal nefroma cistico multiloculare e da
infezioni (ascesso, pielonefrite xantogranulomatosa,
tubercolosi).
La RMN non pare presentare una migliore accuratezza
nella diagnosi delle tumefazioni renali rispetto alla
TC ed il suo uso, considerando anche il maggior costo,
è limitato ai casi dubbi e soprattutto ai pazienti
con allergia al mezzo di contrasto o con insufficienza
renale.
In presenza di un dubbio diagnostico, l'esecuzione
di una biopsia percutanea è generalmente sconsigliata
per una serie di motivi:
- la negatività della biopsia
non esclude la natura tumorale della lesione (errore
di campionamento), la presenza di cellule oncocitarie
non identifica con certezza un oncocitoma (vi sono
adenocarcinomi renali con aspetti oncocitari),
- in presenza di una lesione solida
la possibilità che si tratti di un tumore maligno
è elevata,
- in caso di carcinoma, sebbene eccezionalmente,
si può verificare una disseminazione di cellule
neoplastiche lungo il tramite percutaneo della biopsia.
La biopsie può trovare spazio nel sospetto
di un linfoma renale o di una metastasi di un tumore
extra-renale, in tali casi l'atteggiamento terapeutico
può risultare modificato.
STADIAZIONE
Attualmente sono in uso 2 sistemi di stadiazione del
carcinoma renale: il sistema di Robson ed il sistema
TNM (Tumuor-Nodes-Metastasis). Il primo considera
quattro stadi di malattia in base all'estensione locale
del tumore (all'interno o all'esterno della capsula
renale), alla presenza di emboli neoplastici nella
vena cava o solamente nella vena renale e di metastasi
ai linfonodi regionali o a distanza. In tale sistema
di staging nello stadio III vengono raggruppati tumori
con invasione venosa (III-A) o con metastasi ai linfonodi
regionali (III-B) o con entrambi (III-C).
Classificazione clinica TNM (sesta edizione, 2002).
T - Tumore primitivo
TX Tumore primitivo non definibile
T0 Tumore primitivo non evidenziabile
T1 Tumore £ 7 cm, confinato al rene
1a Tumore £ 4 cm
1b Tumore > 4 cm
T2 Tumore > 7 cm, confinato al rene
T3 Tumore che invade le grosse vene o la ghiandola
surrenale o i tessuti perirenali, ma non oltre la
fascia di Gerota
3a Tumore che invade la ghiandola surrenale o il tessuto
perirenale ma che non
va oltre la fascia di Gerota
3b Tumore che invade macroscopicamente la vena renale
o la vena cava al di sotto del diaframma
3c Tumore che invade macroscopicamente la vena cava
al di sopra del diaframma
T4 Tumore che invade oltre la fascia di Gerota
N - Linfonodi regionali (ilari, addominali para-aortici
e paracavali)
NX Linfonodi regionali non valutabili
N0 Linfonodi regionali liberi da metastasi
N1 Metastasi in un singolo linfonodo regionale
N2 Metastasi in più linfonodi regionali
M - Metastasi a distanza
MX Metastasi a distanza non accertabili
M0 Metastasi a distanza assenti
M1 Metastasi a distanza presenti
G - Grading istopatologico
GX Il grado di differenziazione non può essere
accertato
G1 Ben differenziato
G2 Moderatamente differenziato
G3 Scarsamente differenziato
G4 Indifferenziato
TERAPIA
La terapia tradizionale del carcinoma renale è
la nefrectomia radicale che comporta l'asportazione
in blocco per via extrafasciale del rene, del surrene,
di parte dell'uretere e del tessuto adiposo che circonda
queste strutture, oltre all'exeresi dei linfonodi
regionali.
In particolari circostanze, ovvero in presenza di
tumori di piccole dimensioni (< 4 cm) specialmente
se in sede periferica o tumori in rene unico, è
possibile ricorrere ad una chirurgia conservativa
(enucleoresezione) asportando solamente il tumore
con una piccola parte di tessuto renale che lo circonda,
lasciando in sede la maggior parte del rene. Quando
applicata con indicazioni corrette, la chirurgia conservativa
sembra ottenere risultati oncologici sovrapponibili
alla chirurgia radicale.
Nel 1991 R.V. Clayman (Divisione di Urologia della
Washington School of Medicine di St. Louis, Missouri,
USA) pubblicava su una prestigiosa rivista internazionale
il primo caso di nefrectomia radicale laparoscopica
in una donna di 85 anni con una neoformazione incidentale
del rene destro di 3 cm. Inizialmente si riteneva
che la laparoscopia non fosse applicabile al trattamento
delle patologie tumorali maligne per il possibile
rischio di recidiva favorito dall'utilizzo dell'anidride
carbonica (CO2) necessaria a distendere la cavità
addominale: questo gas, facilmente diffusibile, potrebbe
favorire l'impianto delle cellule tumorali a livello
delle porte dei trocar. Oggi, invece, si ritiene che
il fattore determinante per evitare le recidive tumorali
sia il rispetto dell'integrità del tumore;
evitando la contaminazione del campo operatorio si
impedisce la conseguente disseminazione delle cellule
neoplastiche..
Tra i tumori che possono essere trattati con la laparoscopia
senza un aumento dei rischi di recidiva è compreso
il tumore renale organo confinato (T1-T2), che viene
prelevato in blocco insieme a rene, surrene e tessuto
adiposo peri/pararenale, senza rischi di frantumazione
e dispersione.
A tutt'oggi si calcola che nel mondo siano state più
di 1000 nefrectomie laparoscopiche per tumore del
rene. La sicurezza della metodica e la sopravvivenza
a 5 anni sembrano sovrapponibili a quelle osservate
impiegando la chirurgia tradizionale.
Gli indubbi vantaggi della laparoscopica sono rappresentati
da una riduzione del dolore post-operatorio, da una
ridotta degenza post-operatoria, da un più
rapido recupero con ridotta convalescenza e, non ultimo,
da cicatrici di minime dimensioni.
Nei centri con particolare esperienza laparoscopica
è possibile eseguire per tale via anche interventi
conservativi di enucleoresezione. Presso la nostra
Divisione si effettuano routinaramente sia nefrectomie
radicali laparoscopiche che enucleoresezioni laparoscopiche
e tale esperienza si configura fra le principali a
livello nazionale.
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NEFRECTOMIA
RADICALE LAPAROSCOPICA SX
- disposizione delle porte -
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NEFRECTOMIA
RADICALE LAPAROSCOPICA DX
- disposizione delle porte -
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Recentemente, per il carcinoma del rene, in pazienti
selezionati, sono state proposte terapie conservative
mini-invasive, quali la crioterapia e l'impiego delle
radiofrequenze. Queste tecniche mirano a determinare
una necrosi delle cellule neoplastiche mediante, rispettivamente,
il congelamento e il riscaldamento. Esse possono essere
applicate per via laparoscopica o percutanea, sotto
guida ecografica o TC. In particolare negli studi
preliminari le radiofrequenze sono state impiegate
nella maggior parte dei casi per via percutanea senza
che siano state evidenziate complicanze. La crioterapia
è effettuata per via laparoscopica e richiede
quindi un'anestesia generale. L'utilizzo di tali metodiche
è ancora in fase iniziale ma i risultati preliminari
sono promettenti. Tali metodiche trovano una loro
elettiva indicazione nei pazienti a rischio anestesiologico
elevato (per quanto riguarda le radiofrequenze) o
con tumori ereditari (carcinoma papillifero o carcinoma
a cellule chiare nella malattia di Von Hippel Lindau).
In questi ultimi casi i pazienti possono sviluppare
nel corso della vita un numero molto elevato di tumori
renali e quindi la possibilità di terapie alternative
alla chirurgia reiterata è senza dubbio un
notevole vantaggio per la qualità di vita di
tali pazienti.
Anche se, come è stato già sottolineato,
la maggior parte dei tumori renali risulta diagnosticata
in fase precoce, tuttavia, ancora una parte non irrilevante
di tumori, presenta già metastasi alla diagnosi.
Sino a pochi anni or sono, non esistevano terapie
afficaci per le forme di malattia avanzata, essendo
il tumore del rene resistente alla chemioterapia tradizionale
e poco radiosensibile. Attualmente vi è una
possibilità terapeutica che ha fornito incoraggianti
risultati, soprattutto in termini di stabilizzazione
della malattia: l'immunoterapia mediante Interleuchina-2
somministrata per sottocutanea. Tale trattamento è
generalmente ben tollerato dal paziente può
essere eseguito a domicilio e non preclude l'esecuzione
della nefrectomia radicale. Ulteriori terapie in fase
di studio sono rappresentate dai vaccini.
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