E il robot si farà chirurgo di Mario Pappagallo, pubblicato su il Corriere della Sera il 6 luglio 2007
Se la chirurgia laparoscopica (la tecnica per operare all’interno di un organismo senza doverlo aprire) ha rivoluzionato la chirurgia alla fine del XX secolo, agli inizi del XXI secolo una nuova rivoluzione si sta realizzando ad opera della chirurgia robotica. Entrare in sala operatoria è come essere nella plancia di una delle astronavi dei fantascientifici serial televisivi. Il chirurgo lavora seduto davanti a una consolle con movimenti che ricordano più quelli di un dj o di un regista che monta il suo film. E forse a metà del XXI secolo si realizzerà un microsottomarino operatorio che entrando lungo i canali sanguigni del corpo umano o in quelli dell’apparato digerente, piuttosto che in quelli urinari o riproduttivi, effettuerà interventi risolutivi quanto invisibili.
Teleguidato dall’esterno. I chirurghi delle nuove generazioni saranno addirittura più a loro agio essendo cresciuti a playstation e videogame. E anche il bisturi, la lama d’acciaio, sarà preistoria. Perché a tagliare e a cucire saranno raggi e ultrasuoni. Radiazioni e frequenze. Un futuro lontano? No, è già presente. Diagnostica e chirurgia associate in un unico intervento. L’ospedale robotizzato potrebbe essere assemblato in poco tempo: una plancia di comando nel cuore della struttura, robot anestesista e chirurgico, robot laboratorio che analizza immediatamente ciò che gli passa il suo collega chirurgo, robot radioterapista se serve, maglietta con sensori per controllare i parametri vitali in rianimazione, infermieri a quattro ruote in reparto e robot direzione sanitaria per controllare (risk management e appropriatezza informatizzati). Tutto assemblabile già oggi.
La via verso la robotizzazione estrema è aperta. Lo confermano anche gli investimenti mondiali che dal 2000 a oggi sono decuplicati. Ogni 100 milioni di dollari del 2000 sono diventati 800-1.000 oggi, e non a causa dell’inflazione. L’Italia è il Paese al mondo che ha più Da Vinci in funzione rispetto alla popolazione: 30. In tutt’Europa ce ne sono altri 90. Negli Stati Uniti 545. Il totale mondiale è 719.
E attenzione, tarando i tempi di reazione delle apparecchiature alla trasmissione degli impulsi, già oggi si potrebbe operare con Da Vinci a Miami mentre il chirurgo manovra su una consolle a Grosseto. In parallelo, può agire il robot anestesista (già sperimentato in più di 500 interventi al Foch di Parigi, a Bruxelles e a Berlino): controlla le funzioni vitali ed eroga i farmaci necessari nella norma e nell’emergenza. L’idea di applicare le tecnologie robotiche alla chirurgia, prende corpo nella seconda metà degli anni ’90. Lo scopo? Sostituire l’intervento umano in situazioni di guerra o calamità: il primo dispositivo chirurgico robotico (Rams, «Robotic Assisted Micro Surgery») fu progettato per l’esecuzione di interventi di microchirurgia in situazioni belliche e fu realizzato da una collaborazione tra il Nasa-Jet Propulsion Lab di Pasadena e la Micro Dexterity System Inc. Come funziona il sistema Da Vinci?
Il chirurgo alla consolle ha una visione tridimensionale, realmente stereoscopica, e manovra con un meccanismo Endo-Wrist: il robot segue il polso umano ma con movimenti più ampi (rotazioni su almeno tre assi) e più precisi, grazie alla soppressione del naturale tremore (c’è anche se invisibile) delle mani dell’operatore. Il robot non trema. Il numero degli interventi eseguiti, a partire dalle prime esperienze pionieristiche, è in rapida crescita. Sono migliaia. In chirurgia toracica, cardiovascolare ed urologica, in cui i campi operatori sono ristretti e di difficile accesso. In urologia, vengono routinariamente eseguiti espianti renali da donatori viventi, nefrectomie radicali, reimpianti ureterali. La prostatectomia radicale robotica è ormai un gold-standard. E si sta affermando in chirurgia generale, per il trattamento dell’obesità, in ginecologia e in chirurgia pediatrica. E il futuro? Interventi chirurgici eseguiti senza incisioni, per via trans-gastrica o trans-vaginale con la chirurgia Notes (Natural orifice transluminal endoscopic surgery). E lo sviluppo del sistema «feed-back tattile» darà al chirurgo la possibilità di «sentire» anche la consistenza del tessuto durante gli interventi.