Sebbene l'ipertrofia prostatica
benigna (IPB) sia raramente letale, questa patologia
causa gravi disturbi alla qualità di vita di
molti milioni di uomini. L'IPB è una patologia
infatti estremamente comune nell'anziano. Da uno studio
americano del National Center for Health Statistics
risulta che negli Stati Uniti nel 1990 sono state
eseguite circa 120.000 visite ambulatoriali urologiche
prevalentemente per IPB. L'ipertrofia prostatica,
dal punto di vista istologico, comincia a essere individuata
anche negli uomini che hanno da poco superato i 30
anni, mentre nella popolazione degli ottantenni la
prevalenza della malattia arriva al 90%. Entro i 70
anni circa un quarto della popolazione maschile manifesta
sintomi legati all'ingrossamento prostatico. Recenti
studi svolti in diversi paesi hanno confermato la
notevole incidenza dei disturbi minzionali tra gli
uomini con più di 50 anni. In media un uomo
di 50 anni ha un 25-30% di probabilità di dover
essere sottoposto a un intervento chirurgico per IPB.
Sebbene i sintomi moderati o severi siano molto meno
comuni di quelli lievi, il loro impatto sulla qualità
di vita è forte in termini di fastidio, paura,
interferenza con le attività quotidiane e benessere
psicologico. La lenta insorgenza dei sintomi e la
scarsa conoscenza del problema porta molti uomini
a non cercare un trattamento curativo limitandosi
a una auto-osservazione.
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Ghiandola
Prostatica Normale
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Ghiandola
Prostatica con iperplasia
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La prostata è una ghiandola
posta alla base della vescica, anteriormente al retto,
e circonda l'uretra. La prostata è composta
da una zona periferica, da cui solitamente originano
i tumori e una zona centrale da cui origina l'adenoma.
(Fig. 1) Con il termine di ipertrofia prostatica benigna
si intendono quelle alterazioni che avvengono nella
zona centrale della prostata. (Fig. 2)
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IPB
a due lobi
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IPB
a tre lobi
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Ghiandola
prostatica con iperplasia |
L'accrescimento della zona centrale può determinare
la compressione dell'uretra e quindi l'insorgenza
dei sintomi minzionali. La compressione determinata
dall'adenoma sull'uretra determina dei cambiamenti
anche a carico della muscolatura vescicale, che in
primo momento andrà incontro a una ipertrofia
compensatoria per permettere comunque un buon svuotamento
della vescica; successivamente il maggior sviluppo
della muscolatura vescicale non sarà più
sufficiente a determinare un completo svuotamento
per affaticamento muscolare o per un aumento dell'ostruzione
determinata dall'adenoma prostatico. In questa fase
sarà sempre presente in vescica un residuo
di urina al termine della minzione che potrà
originare infezioni e/o portare alla formazioni di
calcoli. Il perdurare e il peggiorare di questa situazione
porteranno a un progressivo aumento della capacità
vescica e a una progressiva perdita della capacità
contrattile della vescica.
In questi casi il paziente non sarà più
in grado di urinare spontaneamente.
Nelle fasi iniziali della malattia
il paziente è asintomatico solo successivamente
compariranno disturbi della minzione che potranno
essere di tipo ostruttivo o di tipo irritativo.
I primi si caratterizzano per la presenza di getto
debole, in 2 tempi, esitazione alla minzione, minzione
con utilizzo della spinta addominale, sensazione di
incompleto svuotamento, mentre quelli di tipo irritativo
sono caratterizzati da una aumentata frequenza minzionale
diurna e notturna, con stimolo impellente alla minzione
e talvolta anche da incontinenza da urgenza.
A volte l'IPB può essere causa di macroematuria
(sangue nelle urine) solitamente all'inizio della
minzione.
Il cattivo svuotamento con elevato ristagno in vescica
può determinare l'insorgenza di infezioni delle
vie urinarie e la formazione di calcoli in vescica.
Nelle forme più gravi, ormai rare, possono
comparire idronefrosi e insufficienza renale.
In questi ultimi anni sono stati messi a punto diversi
questionari per la misurazione della gravità
dei sintomi associati all'IPB: ai sintomi specifici
e alla loro gravità viene attribuito un punteggio
dal quale si ricava una valore totale indicativo della
gravità del disturbo. Uno dei questionari più
diffusi è quello ideato dall'American Urological
Association l'IPSS (Fig. 3)
Oltre al punteggio sintomatologico, gli esami specifici
per la valutazione del disturbo minzionale sono la
flussometria con valutazione del residuo post minzionale
e l'indagine urodinamica con lo studio pressione-flusso.
L'uroflussometria è la misurazione elettronica
del flusso urinario in corso di minzione; è
un esame non invasivo utilizzato come prima valutazione
nei pazienti con disturbi minzionali di tipo ostruttivo
(Fig. 4).
Il limite di questo esame è dato dalla mancanza
di specificità in quanto un tracciato anomalo
può essere dovuto a ostruzione (es. da adenoma,
stenosi uretrale, ect) o a una ridotta contrattilità
vescicale. La valutazione del residuo post-minzionale
è la misurazione, con cateterismo o con sonda
ecografica, del ristagno di urina al termine della
minzione.
Per avere una conferma della presenza o meno di una
ostruzione è indispensabile uno studio urodinamico
pressione flusso (Fig. 5).
Questo studio consente di valutare le pressioni intravescicali
e il flusso durante la minzione permettendo di evidenziare
se il problema minzionale è secondario a una
cattiva contrattilità della vescica o a una
situazione ostruttiva dovuta all'ipertrofia prostatica.
La diagnostica per immagini dell'apparato urinario
non è indispensabile per la prima valutazione
del paziente prostatico ma come completamento al fine
di escludere altre patologie soprattutto in presenza
di ematuria, infezioni delle vie urinarie, insufficienza
renale, storia di calcolosi o pregressi interventi
sull'apparato urinario. Possono essere utilizzate
a tal fine l'ecografia addominale e transrettale,
la cistografia, l'urografia.
L'ecografia addominale potrà documentare un
aumento di volume della prostata, la presenza di una
parete vescicale ispessita e irregolare per ipertrofia
del muscolo vescicale, la presenza di diverticoli
della vescica e di calcoli vescicali; l'ecografia
transrettale permette di misurare in modo più
accurato le dimensioni della ghiandola prostatica
e il volume dell'adenoma, permette di evidenziare
la presenza di aree di flogosi o calcificazioni intraghiandolari
(Fig. 6).
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Ecografia
transrettale |
La cistografia serve per meglio valutare l'uretra,
e la presenza, il numero e la dimensione dei diverticoli
(Fig. 7).
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Impronta
prostatica |
La necessità di intervenire
con una terapia viene determinata dalla gravità
dei sintomi: nelle forme lievi iniziali i pazienti
possono essere posti in osservazione senza utilizzare
alcun farmaco.
La necessità di intervenire con una terapia
viene determinata dalla gravità dei sintomi:
la terapia medica è indicata nella fase di
compenso quando l'ipertrofia determina una modica
ostruzione senza complicanze associate e i disturbi
non incidono significativamente sulla qualità
di vita. Diversi farmaci sono proposti per il trattamento
dell'ipertrofia prostatica benigna anche se la loro
efficacia è di solito scarsa; sono farmaci
che agiscono soprattutto sui sintomi senza interferire
sulla evoluzione della malattia. La finasteride è
un inibitore della 5-alfa reduttasi che agisce sull'ipertrofia
prostatica interferendo sulla conversione del testosterone
in diidrotestosterone che ne è il metabolica
attivo; questa azione dovrebbe portare a una riduzione
della crescita della ghiandola, in realtà la
sua efficacia sui sintomi e sull'ostruzione è
piuttosto bassa nell'immediato e necessita di diversi
mesi per instaurarsi. Inoltre tale molecola è
più efficace nelle prostate più voluminose
(> 40 cc). Questo farmaco può inoltre determinare,
in una ridotta percentuale di casi, un deficit dell'erezione
(reversibile) soprattutto nei pazienti più
anziani.
Dal punto di vista sintomatologico i farmaci alfa-bloccanti
hanno una maggiore rapidità d'azione; questi
farmaci agiscono sui recettori alfa adrenergici presenti
sul trigono vescicale e nella componente fibromuscolare
della prostata (Fig. 8).
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Recettori
nervosi intra-prostatici |
Bloccando questi recettori si ha una
riduzione della tensione a livello dello sfintere
liscio dell'uretra e quindi si ha un migliore svuotamento
della vescica con riduzione anche dei disturbi minzionali
sopra riportati. Gli effetti collaterali sono soprattutto
l'astenia, l'ipotensione ortostatica e l'eiaculazione
retrograda. Un recente studio internazionale condotto
su migliaia di pazienti avrebbe dimostrato che la
terapia più efficace comprende l'associazione
di finasteride ed alfa-blocanti.
Nelle forme avanzate dove sia presente uno residuo
post-minzionale aumentato, un getto debole, o a maggior
ragione quando il paziente è portatore di catetere
è indicato un intervento disostruttivo. L'intervento
è indicato anche quando i sintomi non siano
più ben controllati con la terapia medica,
o quando esistano delle complicanze come i calcoli
intravescicali, i diverticoli o infezioni ricorrenti
delle vie urinarie. La scelta del tipo di trattamento
disostruttivo dovrà basarsi anche sulle condizioni
di salute del paziente. L'intervento di asportazione
dell'adenoma può essere condotto per via endoscopica
transuretrale (TURP) o per via chirurgica tramite
una incisione a livello addominale di alcuni centimetri.
La TURP viene meglio accettata dal paziente poiché
non comporta lesioni della parete addominale e quindi
la degenza e la ripresa delle abituali attività
sono più rapide (Fig. 9).
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Resezione
prostatica transuretrale (T.U.R.P.) |
Questa procedura è indicata per gli adenomi
di dimensioni piccole o medie e consente di frantumare
e asportare contestualmente i calcoli vescicali.
Nel caso di voluminosi adenomi l'intervento chirurgico
per via addominale permette una rapida asportazione
di tutto l'adenoma sia per via trans-vescicale che
per via retropubica (Figg. 10).
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Adenomectomia
Adenomectomia Transvescicale |
In entrambi i casi è previsto un ricovero di
alcuni giorni e, in circa il 5% dei casi, si rendono
necessarie delle trasfusioni di sangue per emorragia
intra e post-operatoria. Dopo circa 3-7 giorni dall'intervento
viene rimosso il catetere e il paziente viene dimesso.
La rimozione dell'adenoma, sia per via endoscopica
che per via chirurgica, comporta la perdita dell'eiaculazione:
al termine del rapporto sessuale lo sperma non viene
espulso all'esterno ma cade in vescica; le sensazioni
orgasmiche non vengono però alterate.
Le complicanze sono rappresentate da emorragie sia
in corso di intervento che a distanza di alcune settimane
per la cadute delle escare, da stenosi del canale
uretrale, fibrosi della loggia prostatica e raramente
da incontinenza.
Attualmente la TURP rappresenta il gold standard nella
terapia disostruttiva per adenoma prostatico.
Recentemente si sono dimostrati efficaci i trattamenti
mini-invasivi (ambulatoriali o con minima degenza)
che utilizzano le microonde per determinare la morte
cellulare dell'adenoma prostatico.
Il trattamento ha lo scopo di ridurre le dimensioni
dell'adenoma prostatico aumentando il calibro del
uretra prostatica permettendo la ripresa di minzioni
valide.
Il trattamento viene eseguito mediante uno speciale
catetere introdotto nell'uretra sulla cui estremità
è presente una antenna che emette microonde
che portano il tessuto prostatico a una temperatura
di 50° (Fig. 13).
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Termoterapia
a microonde (T.U.M.T.) |
A questa temperatura il tessuto va
progressivamente incontro a necrosi coagulativa. La
durata dell'intervento può variare dai 10'
ai 60' in base alla dimensioni della prostata e al
suo grado di vascolarizzazione.
Il trattamento viene condotto in anestesia locale
in ambulatorio. Il medico segue l'intero processo
sul monitor di un computer e regola all'occorrenza
la potenza delle microonde.
L'apparecchio utilizzato, ProstaLund, consente il
rilevamento della temperatura nella prostata, nel
retto e nell'uretra, permettendo il mantenimento della
corretta temperatura necessaria al raggiungimento
degli effetti desiderati.
Al termine del trattamento di termoterapia si verifica
un transitorio edema della ghiandola prostatica che
rende necessario mantenere il catetere vescicale per
circa 20 giorni.
Nei primi giorni è di normale riscontro vedere
sangue e frustoli necrotici nelle urine; può
essere presente bruciore uretrale, stimolo minzionale
aumentato. Subito dopo la rimozione del catetere si
possono avere bruciori minzionali o voglia di andare
spesso a urinare: questi fenomeni tendono a scomparire
spontaneamente nell'arco di alcuni giorni bevendo
molta acqua. Il trattamento è indicato soprattutto
nei pazienti con un aumentato rischio operatorio o
che non gradiscono un approccio chirurgico.
Un'altra metodica mininiivasiva eseguibile in regime
di Day Surgery è l'alcolizzazione trans-uretrale
dell'adenoma; questa procedura può essere eseguita
anche in anestesia locale (Fig. 15).
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PROCEDURA
DI ALCOLIZZAZIONE DELL’ADENOMA |
Consiste nell'infiltrazione della ghiandola prostatica
con alcool assoluto in quantità idonee in base
al volume della prostata. Al termine della procedura
viene posizionato un catetere vescicale che verrà
rimosso dopo 7 giorni. Nei primi giorni e, anche dopo
la rimozione del catetere, è di normale riscontro
l'eliminazione frustoli necrotici nelle urine. Dopo
alcune settimane la loggia prostatica appare ampia
come dopo una TURP.